Un progetto nato sognando, fantasticando, idealizzando un viaggio incredibile dove mi potessi mettere in gioco, sfidando i miei limiti.
Ma in quella folle idea trovai subito un supporto concreto e così, grazie ad un prezioso gioco di squadra, siamo riusciti a mettere in piedi il progetto.
Un viaggio di due mesi, in solitaria, attraversando le Alpi in bicicletta e con legata appresso tutta l’attrezzatura scialpinistica, per tentare di scalare e sciare grandi montagne. Ma la vera missione di quest’avventura è stata di coinvolgere i bambini ricoverati presso il reparto di Oncoematologia Pediatrica di Brescia per trasmettergli valori di forza, tenacia, speranza e passione per la vita.
Ho esplorato e vissuto le Alpi intensamente, scoprendo valli meravigliose, montagne a me sconosciute ed entrando in contatto con i locali dei paesi.
Quest’esperienza è stato un successo, andando enormemente oltre tutto quello che avevo sognato. Un’avventura dove imprevisti e cambi di programma non son mancati, pianificando le mete di giorno in giorno ed adattandomi costantemente all’imprevedibilità del meteo. Un’esperienza dove la pazienza e la tenacia sono state le chiavi dei traguardi raggiunti, motivato dalla missione di portare in alto le bandierine che i bambini mi avevano affidato. Dal dormire per terra bivaccando dove capitava, fino all’esser accolto nelle case dei locali ricevendo calorosa ospitalità.
Un viaggio che mi ha fatto riacquisire speranza, ricordandomi che là fuori esistono ancora persone dal cuore grande.
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Sento il profondo desiderio di mettermi in gioco per il Pianeta facendo un’azione concreta per poter combattere il surriscaldamento globale sensibilizzando sull’urgenza di agire.
Dopo un’intera estate dedicata allo sviluppo di un’idea stimolante, ecco che nasce il progetto “Cycling for Trees” dove sfrutterò il mio viaggio in bicicletta, da Brescia a Marrakech, per raccogliere fondi e finanziare la crescita di una nuova foresta nella Riserva Naturale delle Torbiere del Sebino.
Sarà un viaggio avvincente, durato 40 giorni, attraversando 6 stati, superando 5 catene montuose (Alpi, Pirenei, Sierra Nevada, Rif e Atlas) e salendo il Pico Veleta 3394m (la strada più alta d’Europa).
3850km con l’obiettivo di esplorare a passo lento un mix di scenari totalmente differenti e vivere intensamente una nuova esperienza di viaggio.
Ma il vero traguardo di quest’avventura sarà l’esser stato in grado di sensibilizzare sull’importanza degli alberi nelle città raggiungendo, grazie alle donazioni dei numerosi sostenitori, 5000€.
Con questi fondi, ad ottobre 2023 durante la giornata di piantumazione con Wownature, abbiamo messo a dimora centinaia di alberi dando così vita ad una nuova foresta.
E’ stata una giornata speciale ed una grande spinta motivazionale.
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Raccolta Fondi
Italia Che Cambia
Il progetto Scalo Sogni riparte con un nuova avventura in Sud Africa.
Dai ghiacci alpini alle selvagge savane africane: il richiamo è quello di esplorare mondi lontani e di scoprire terre a me sconosciute.
Anche in quest’occasione, l’obiettivo sociale è stato quello di coinvolgere i bambini ricoverati presso il reparto di Oncoematologia Pediatrica di Brescia: per questo avevo con me dei disegni fatti da loro e che ho poi regalato ai bambini africani in segno di amicizia.
Possedevo anche una bandiera dell’Italia che i bimbi avevano firmato prima della partenza; la mia missione era quella di raccogliere le firme dei bambini locali per riempire quel pezzo di stoffa di vita ed energia.
E’ stato un viaggio straordinario, immerso in una natura selvaggia, severa e spesso incontaminata. Fin da subito ho dovuto affrontare le sue sfide superando la furia dei venti oceanici che mi hanno soffiato contro per oltre due settimane; poi è arrivato il momento dello scatenarsi di violentissimi temporali estivi ed infine ho pedalato per dieci giorni con temperature massime di 40 gradi.
Ma le difficoltà sono state proporzionate alla gioia provata: dagli avvistamenti di magnifiche creature selvatiche, fino al ricevere un’ospitalità inaspettata da parte dei locali.
L’aiuto, il supporto e la fratellanza dimostrata dalla gente del posto è stata cruciale nella realizzazione di questo viaggio: non solo mi hanno ospitato, trattandomi come un figlio, ma hanno anche sempre cercato di trovarmi da dormire per la tappa successiva per far sì che fossi al sicuro.
Persone incontrate casualmente al supermercato, contadini, allevatori, poliziotti, sono stato aiutato da tutti!
Numerosi sono stati anche gli incontri con i bambini locali che mi hanno lasciato un segno indelebile nel cuore: pur vivendo in condizioni di grande povertà, questi bimbi correvano felici a piedi scalzi, sorridevano nel vedermi e, incuriositi dalla mia comparsa, mi seguivano gioiosi.
E’ stato un viaggio emozionante ed una profonda esperienza di vita.
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Il viaggio ha regalato sfide differenti e l'avventura non è mancata:
inizierei dicendo che ho trovato condizioni ben diverse da quelle che mi aspettavo: Aprile è stato estremamente anomalo per il Caucaso con temperature praticamente estive che hanno portato allo scioglimento di tanta neve e rendendo così approcci ed avvicinamenti difficoltosi.
Nonostante ciò sono riuscito ed esplorare valli autentiche dove ancora è possibile vivere a contatto con la natura e lontano dalla globalizzazione.
La regione dello Svaneti è stata senza dubbio la più affascinante; l'ho raggiunta pedalando attraverso strade di campagna poco trafficate dove gli animali vivono ancora liberi: mucche, galline, maiali, cavalli non conoscono recinti ma possono godersi la vita e mangiare quello che vogliono; è stato bello vedere animali felici.
Il traffico era quasi inesistente e le strade diventano improvvisamente in pessimo stato senza preavviso.
Nei paesi, dominati da antiche ed affascinanti torri medievali, nessuno parlava inglese e si comunicava a gesti e mimi. Nelle guest house dove ho pernottato, sono sempre stato il solo ospite: non vi erano supermercati o ristoranti e mangiavo unicamente quello che mi preparava la signora di casa, ovvero Khachapuri (focaccia ripiena di formaggio), Badrijani (melanzane ripiene), Khinkali (ravioli tipici), Kharcho (zuppa dai sapori caucasici).
La criminalità in quelle zone è inesistente tant'è che la bici non veniva quasi mai legata e le camere delle guest house non potevano nemmeno essere chiuse a chiave.
Ho avuto pochi incontri umani in questo viaggio, quello che però è stato inaspettato è stata la convivenza con i cani randagi: fin dal primo giorno ho dovuto fare i conti con cani molto aggressivi che mi rincorrevano furiosi mentre pedalavo: ho perso la voce urlando per difendermi e spesso ho dovuto reagire scagliando sassi per spaventarli.
Ho avuto anche una spiacevole esperienza nella notte mentre stavo partendo per approcciare una vetta: camminavo guidato dalla frontale quando improvvisamente ho avvistato tanti occhi gialli; erano svariati cani che nel vedermi passare sono andati su tutte le furie. Piovigginava, non vedevo bene ed erano in tanti che abbaiavano e mi ringhiavano a due passi.
E' stato abbastanza spaventoso ma per fortuna l'adrenalina mi ha permesso di reagire ed affrontarli.
Ma nonostante questi episodi ho avuto anche incredibili incontri con cani avventurosi e fedeli che mi hanno accompagnato nelle gite: da cani che mi seguivano sulla neve fino a 3000m, ad altri che mi hanno affiancato mentre pedalavo per ore in salita e sotto la pioggia.
Alcuni cani mi hanno anche difeso dall'aggressione di altri; mi hanno fatto sentire meno solo ed è stato profondo l’affetto che ho provato per loro.
Le montagne del Caucaso sono selvagge e molte valli sono totalmente incontaminate: non ci sono strade, impianti, sentieri o rifugi ma solo natura. Spesso mi soffermavo ad osservare il panorama e pensavo: "Se qui fossimo in Italia ci avrebbero già costruito un super albergo di alta quota ed un resort sciistico".
La Georgia mi ha permesso di ricordarmi come dovrebbero essere le montagne, ovvero un luogo di solenne pace e non uno strumento forgiato per soddisfare i nostri hobby e svaghi.
L'avventura nel Caucaso è stata faticosa e forse in alcuni momenti poco divertente ma è stata autentica e mi ha permesso di confrontarmi con diverse sfide ambientali, climatiche ed interiori.
Ero frustrato di non aver trovato le condizioni che speravo ma alla fine il destino mi ha premiato concedendomi una finestra di bel tempo per la salita del Kazbek 5054m, la montagna che più ambivo di salire.
Le scarse condizioni di innevamento (ad eccezione del Kazbek dove ho trovato tantissima neve fresca caduta tutta in pochi giorni), mi hanno messo nella situazione di dovermi adeguare ed adattare, elemento imprescindibile di ogni avventura.
Le montagne del Caucaso sono aspre e severe ed offrono sfide importanti non solo a livello tecnico ma anche a livello logistico per raggiungerle.
Mi auguro che questi mondi rimangano così come sono, puri ed apparentemente irraggiungibili, perché in un mondo dove si cerca disperatamente di permettere a "tutti di far tutto" rallegra lo spirito sapere che in queste terre ciò non è ancora possibile.
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Ride Deep into the Caucasus Mountains “Ritchey Blog”
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